SCHEMA DEI CANALI SECONDO CHARLES HOUSDEN

"Schiaparelli in Italia, Flammarion in Francia e il nostro Lowell hanno fatto dello studio di Marte lo scopo della loro vita" scrisse il New York Herald del 19 maggio 1895. "Essi hanno trovato sul pianeta fratello del nostro tali segni di una civiltà avanzata che anche i più scettici hanno ammesso la plausibilità delle affermazioni degli astronomi, concedendo la possibilità che siano vere". Un ingegnere di nome Charles E. Housden descrisse perfino un posssibile schema di tutta la rete di canali, con tanto di dighe e stazioni di pompaggio.

I TERRESTRI CERCANO DI COMUNICARE CON MARTE CON IMMENSI FASCI LUMINOSI... RICEVUTI DA MARZIANE DISCINTE CHE CI GUARDANO COMODAMENTE (DA THE LONDON MAGAZINE, MAGGIO 1907)

L'intero castello di illazioni marziane fatte da Lowell si basò sulle sue presunte osservazioni dei "canali" fatte dagli osservatori di Flagstaff, in Arizona, e Tacubaya, in Messico, fondati da lui stesso a proprie spese. Lowell credeva il clima di Marte abbastanza temperato, e l'atmosfera abbastanza densa, da sostenere la vita. Ma riteneva che ormai non vi fossero più creature selvatiche su Marte, avendole i Marziani sterminate o addomesticate tutte per non sprecare la preziosa acqua. Lo scenario marziano presentato da Lowell era il seguente: un mondo vecchio e inaridito, dove una razza antica e progredita lottava per sopravvivere, producendo da sé, nelle città, tutto quanto necessario al proprio mantenimento, mentre i deserti la attorniavano ovunque. "Un deserto planetario dove i luoghi fertili sono l'eccezione, non la regola, dove l'acqua è ovunque scarsa, e dove l'unica via di salvezza sta nella periodica fusione della neve e del ghiaccio che ogni anno si raccolgono intorno ai poli".

ALTRA VISIONE MARZIANA DI LUCIEN RUDAUX

Come Lowell scrisse in Mars as the Abode of Life nel 1908, "la lotta per l'esistenza su un pianeta decrepito e degradato punterebbe ad evolvere l'intelligenza fino ad affrontare circostanze sempre e sempre più avverse. L'intercomunicazione dell'intero globo diverrebbe non solo possibile, ma obbligatoria. Ciò porterebbe alla facile diffusione su di esso di qualche creatura dominante - specialmente se il suo intelletto fosse d'un ordine avanzato - in grado di superare le limitazioni corporee per migliorare le proprie condizioni tramite l'esercizio mentale. Mentre l'assenza di mari la renderebbe più difficile, l'assenza di montagne la semplificherebbe. Rimossi questi due ostacoli ai trasporti, la vita tenderebbe a raggiungere in fretta uno stadio altamente organizzato. Così sarebbero le condizioni stesse di Marte a far sorgere l'intelligenza".

In Mars and its Canals, del 1907, Lowell disse dei canali: "Quando si considera che questi segni corrono per migliaia di miglia in direzione rettilinea, a una distanza equivalente a quella da Londra a Bombay, o pari a quella da Boston a San Francisco, l'inadeguatezza di ogni spiegazione naturale appare lampante. Invece di correre a casaccio, i canali sono interconnessi con la massima abilità. Cercano il contatto invece di evitarlo. Inoltre, il sistema copre l'intera superficie di Marte, le aree scure come quelle chiare, in un'estensione planetaria che eccede i limiti delle possibilità naturali. Infine, il sistema dopo aver intersecato la superficie nella sua interezza si addentra direttamente nelle calotte polari. E', perciò, un apparato il cui scopo è quello di sfruttare l'acqua che semestralmente viene sprigionata dalle calotte innevate, e poi distribuirla su tutta la faccia del pianeta". Lowell pensava che anche il flusso dell'acqua nei canali non potesse che essere artificiale, ottenuto tramite pompe, perché, secondo i suoi calcoli, il liquido prodotto dallo scioglimento delle calotte non avrebbe avuto la forza di scorrere da solo sul pianeta per lunghi tratti. L'influenza di Lowell fu tale che perfino il Wall Street Journal suggerì che come maggior evento dell'anno 1907 fosse riconosciuta "la prova, tramite osservazioni astronomiche, che vita cosciente e intelligente esiste sul pianeta Marte".

"PRIMO CONTATTO" FRA MARZIANI E TERRESTRI. A SINISTRA: DAL ROMANZO DI FENTON ASH A SON OF THE STARS, 1907, ILLUSTRAZIONE DI WATSON CHARLTON. A DESTRA: SEMPRE DAL ROMANZO DI FENTON ASH A TRIP TO MARS, 1909, ILLUSTRAZIONE DI W. H. C. GROOME

Sebbene scavare i canali fosse un'impresa titanica, Lowell non la riteneva insormontabile. "Per la costruzione dei canali, in primo luogo" scrisse in Mars as the Abode of Life "gli esseri di un piccolo pianeta potrebbero essere più grandi e più possenti che su uno più grosso, a causa della minore gravità che agisce sui loro corpi. Un elefante su Marte potrebbe saltare come una gazzella. In secondo luogo, la vecchiaia della razza significa intelligenza, in grado di domare la natura a piacimento, come noi oggi domiamo l'elettricità. Infine, lo stesso lavoro sarebbe sette volte più leggero... perché la gravità su Marte è solo il 38% di quella sulla superficie terrestre: e il lavoro che si può opporre alla forza di gravità con lo stesso impiego di energia è inverso al quadrato di quella forza. Allora, un fossato sette volte più lungo di uno sulla Terra potrebbe essere scavato su Marte con la stessa facilità". Inoltre, fece osservare in Mars, "se i canali sono costruiti a scopi d'irrigazione, è evidente che quello che vediamo non è affatto il vero canale, ma la striscia di terra fertile che lo costeggia... essendo il filo d'acqua al centro, il canale vero e proprio, di gran lunga troppo sottile per essere percettibile. Nel caso di un canale irriguo osservato a distanza, è sempre la vegetazione, non il canale, a risultare visibile, come ci accorgiamo anche sulla Terra". Sempre fidandosi ciecamente di Lowell, il 27 agosto 1911 il New York Times annunciò che i Marziani avevano improvvisamente costruito due immensi canali in soli due anni!

ALTRO PAESAGGIO MARZIANO DI BONESTELL, GUARDANDO VERSO IL POLO © Bonestell Space Art


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