D'altro canto, bisogna ammettere che molte previsioni sono fallite perché eccessivamente fiduciose nel progresso. In un libro del 1956, Science and Economic Development, il professor Richard L. Meier dell'università di Chicago calcolò che la Terra, grazie allo sviluppo, avrebbe potuto accogliere fino a cinquanta miliardi di persone. Nel 1966 la TRW, Inc. intervistò ventisette scienziati chiedendogli di formulare le loro previsioni. Secondo loro, nel 1977 le automobili sarebbero state sostituite da aerei a decollo verticale: nel 1980 ci sarebbe stata una base sulla Luna: nel 1983, il nucleare avrebbe fornito il 50% dell'energia mondiale: nel 1985 le case sarebbero state di plastica: nel 1990 i soldati sarebbero stati sostituiti da robot.

Nel 1967 uscì un libro che all'epoca fece scalpore, The Year 2000, di Herman Kahn e Anthony J. Wiener, contenente cento previsioni di innovazioni tecnologiche definite "assai probabili nell'ultimo terzo del ventesimo secolo". Fra queste, negozi automatizzati, colonie sottomarine, basi lunari e orbitanti, controllo del clima, scavi sotterranei con bombe nucleari, ibernazione, collegamento diretto fra cervello e computer, lavori domestici automatizzati, televisione a tre dimensioni, cibi sintetici, lune artificiali per illuminare la Terra di notte. Altre profezie, definite "con minori probabilità di realizzarsi" includevano intelligenze artificiali, fusione nucleare controllata, nascita fuori dal corpo umano, vita media oltre i cento anni, trapianto di branchie nei mammiferi per respirare sott'acqua. 1433 scienziati e ingegneri, interpellati nel maggio 1968 dalla rivista Industrial Research, si dichiararono pienamente d'accordo.

Ma le previsioni che oggi suonano più incredibili sono quelle che descrivevano un futuro dominato dall'energia nucleare in ogni settore, dall'industria ai trasporti, fino all'ambito domestico. Queste previsioni erano tanto diffuse che l'umorista Art Buchwald disse che un giorno "avrebbero messo l'energia atomica negli hamburger". Harold Stassen, consigliere del presidente Eisenhower, scrisse che in futuro ci sarebbero stati lampadine, ferri da stiro e tostapane atomici ("Atoms for Peace" in Ladies' Home Journal, agosto 1955). Harry M. Fisher, presidente dell'American Chemical Society, scrisse che l'energia atomica avrebbe azionato automobili, lavatrici, e radio ("Big Things Ahead" in American Magazine, aprile 1954). Queste affermazioni sembrarono perfino confortate da progetti concreti. Nel febbraio 1954 il professor Borst, dell'Università dello Utah, affermò di aver ideato la prima locomotiva atomica. E nel 1958 la Ford annunciò di star lavorando ad un'auto atomica, mentre la General Electric dichiarava che era imminente il collaudo di aerei atomici.

I profeti del nucleare, contrariamente a quanto sostenuto da alcune forze politiche, erano in buona fede, ed erano animati dal desiderio di creare una civiltà ideale. Ecco cosa scriveva nel novembre 1945 la rivista Popular Mechanics ("Bringing the Atom Down to Earth" di William McDermott): "Una disponibilità illimitata di energia permetterà la produzione di cibo, abiti, alloggi, e altri generi, sia di prima necessità che di lusso, per tutti. La povertà e la fame, i ghetti e la malnutrizione scompariranno dalla faccia della terra. L'abbondante tempo per gli studi e le ricerche trasformerà lo sviluppo mentale in un gioco, e l'intelligenza e l'istruzione raggiungeranno nuove vette. Le guerre svaniranno perché l'enorme produzione di tutti i beni necessari per vivere farà scomparire le fondamentali rivalità economiche tra nazioni. Proprio come l'America, con la sua abbondanza di risorse e il suo elevato livello di vita, è un paese pacifico, così la diffusione della ricchezza nelle zone più povere della Terra, dove le guerre allignano, distruggerà le paludi ove questi mali vengono generati. Una nuova e straordinaria cultura, di cui il mondo non ha mai visto l'eguale, sta per venire alla luce".


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