ILLUSTRAZIONE DI ATTILA HEJJA © National Air and Space Museum

Esattamente come fece l'Aeronautica americana, oltre a documentare la propria attività con foto e filmati, anche la NASA ha assunto numerosi pittori per ritrarre, o interpretare in modo fantastico, ogni aspetto del volo spaziale.Ho già illustrato nelle pagine precedenti come vi prese parte Robert McCall. La raccolta delle opere di questi artisti si chiama NASA Fine Arts Program, ed ebbe inizio nel 1963, quando H. Lester Cooke, direttore della National Gallery of Art di Washington, fu incaricato di riunire i più noti pittori americani per commissionargli dipinti sull'esplorazione spaziale.

ILLUSTRAZIONE DI NORMAN ROCKWELL © National Air and Space Museum

Cooke scrisse una lettera che diceva: "Sembra ormai certo che l'era in cui viviamo sarà iscritta nei libri di storia a lettere rosse, perché i primi passi dell'esplorazione spaziale stanno segnando una svolta cruciale nel fato dell'umanità. E' da quando il primo anfibio sgusciò fuori dalla melma del Paleozoico che un essere vivente non cercava di mutare il proprio ambiente di vita, ed è dai tempi di Colombo che gli uomini non osavano addentrarsi in regioni più pericolose e misteriose. Forse nello spazio troveremo pascoli più verdi; forse non troveremo altro che infinita ostilità e torneremo a comprendere che l'esistenza su questo pianeta è più preziosa di quanto non avessimo mai immaginato. Ma, comunque vada, l'esplorazione spaziale sta cambiando la storia".

ILLUSTRAZIONE DI PAUL CALLE' © National Air and Space Museum

"Gli sforzi che stiamo facendo in questo Paese per l'esplorazione dello spazio" proseguì Cooke "rappresentano una nuova frontiera non solo delle realizzazioni tecnologiche, ma anche dell'immaginazione. Il viaggio spaziale è un tema degno di ispirare l'arte, ed è quindi ovvio che gli artisti debbano essere testimoni delle nostre imprese in questo campo. Quando un importante lancio ha luogo a Cape Kennedy, più di duecento cineprese riprendono tutto quello che avviene ad ogni frazione di secondo. Ma, come fece osservare Daumier circa un secolo fa, «la macchina fotografica vede tutto e non capisce nulla». Solo un artista può cogliere l'impatto emotivo e il significato nascosto di questi eventi. A lungo termine, la verità vista da un artista sarà più significativa di qualunque altra testimonianza: le generazioni future si renderanno conto che avevamo non solo scienziati e ingegneri capaci di forgiare i destini della nostra era, ma anche artisti degni di tenergli compagnia".

ILLUSTRAZIONE DI HENRY C. PITZ © National Air and Space Museum

Esattamente come con sette astronauti, la NASA iniziò con soli sette artisti. Ma dagli anni '60 ad oggi oltre 100 pittori e illustratori hanno risposto all'appello dell'ente spaziale, tra i quali anche nomi celebri come Norman Rockwell e Robert Rauschenberg. La maggior parte di questi dipinti sono oggi esposti al National Air and Space Museum di Washington, e sono stati raccolti in un volume da tempo introvabile, Eyewitness to Space, edito da Harry Abrams nel 1970, e in uno più recente, NASA: Visions of Space, di Robin Kerrod, edito da Prion nel 1990, e infine in NASA and the Exploration of Space, di Roger Launius e Bertram Ulrich, edito da Stewart, Tabori e Chang nel 1998. "La NASA non disse mai cosa dipingere o raffigurare" asserì James D. Dean, direttore di questa nuova sezione del Museo. "Al contrario, veniva detto all'artista che la NASA intendeva sfruttare la sua immaginazione per prima, e la sua abilità tecnica per seconda. Era completamente libero di interpretare il soggetto in qualunque modo desiderasse. La NASA voleva semplicemente aggiungere una nuova dimensione alla comprensione di una pagina epica della storia". Come scrisse Cooke, "alcuni degli artisti prescelti erano realisti, sia della scuola Classica che di quella Neo-Realista: altri furono completamente non-oggettivi nel loro approccio. Vennero usate le più svariate tecniche, dalla matita all'alluminio fuso".

IN ALTO A SINISTRA: ILLUSTRAZIONE DI NORMAN ROCKWELL. IN BASSO A SINISTRA: ILLUSTRAZIONE DI FRANCIS J. KRASYK. A DESTRA: ILLUSTRAZIONE DI PIERRE MION © National Air and Space Museum

Dopo la fine dell'Apollo, anche il programma artistico venne sospeso, ma riprese nel 1976, sotto la direzione di Robert Schulman, che disse: "Gli artisti vengono da tutte le parti, geograficamente e stilisticamente. Certi sono stati assegnati alle fabbriche in California, le simulazioni in Texas, o i collaudi in Alabama. Altri gruppi sono assegnati a lanci ed atterraggi. Non importa quale sia il luogo o l'incarico, agli artisti viene data mano libera quanto a quel che possono dipingere e come. Quando l'opera finita arriva alla NASA non è mai giudicata o valutata, almeno non da questa generazione, ma diviene testimonianza permanente del talento e della percezione di un individuo e, in tal senso, un passaporto per l'immortalità".

ILLUSTRAZIONE DI ROBERT MCCALL © National Air and Space Museum

"L'effetto delle visite in loco degli artisti è interessante" proseguì Schulman. "Dapprima, i tecnici spaziali li guardavano con divertita tolleranza. Più tardi, quando videro i loro congegni tramutati dall'immaginazione e abilità pittorica in immagini di grande fantasia e bellezza, si fecero sempre più rispettosi. Oggi nessun lancio può essere considerato completo senza artisti che vanno a zonzo. Vero, lo shuttle e le altre astronavi catturate sulla tela volerebbero lo stesso anche senza pittori. Ma perderemmo qualcosa. L'opera d'arte, che soddisfa il bisogno di interpretare la tecnologia del programma spaziale su scala umana, che possa essere apprezzata dalle masse. Attraverso gli occhi di un artista, giovani e vecchi di tutto il mondo possono comprendere il linguaggio universale dell'esplorazione spaziale. Questo unico linguaggio visivo trascende politica, religione, guerra, barriere dell'età e della lingua".

ILLUSTRAZIONI DI ROBERT RAUSCHENBERG (A SINISTRA) E DI MITCHELL JAMIESON (A DESTRA) © National Air and Space Museum

"Lo spazio è l'ultima frontiera da esplorare" dice il pittore Chet Jezierski "e se la Storia ci mostra qualcosa, è che l'artista dovrebbe essere testimone dei nostri trionfi e tragedie lungo il percorso. Gli artisti hanno già fatto grandi viaggi d'esplorazione e dovrebbero compiere anche questo. E' l'artista, più di chiunque altro, a poter mostrarci il 'colore' delle tenebre, il 'peso' dell'assenza di peso, la 'forma' dell'infinito". L'attuale curatore del programma è Bertrand Ulrich. "Nonostante oggi vengano commissionate meno opere" scrive "c'è stato uno sforzo per coprire nuove aree delle imprese scientifiche della NASA, dagli studi ambientali alle sonde interplanetarie. Sebbene alcune opere siano più formidabili di altre, nella maggior parte rimane indelebile il marchio dell'ispirazione. Vi sono paralleli fra artisti, scienziati e astronauti. Sono tutti esseri umani che scoprono nuove vie per interpretare l'ignoto".

DUE VISIONI TOTALMENTE DIVERSE DEL VAB, VEHICLE ASSEMBLY BUILDING. A DESTRA: ILLUSTRAZIONE DI NICHOLAS SOLOVIOFF. A SINISTRA: ILLUSTRAZIONE DI LOWELL NESBITT © National Air and Space Museum

James D. Dean invitava i pittori a scegliere più frequentemente lo spazio come tema: "Quando gli esploratori faranno ritorno sulla Luna, come certamente accadrà un giorno, gli artisti dovranno trovarsi fra la prima ondata di nuovi avventurieri. Spero che gli artisti rimasti coinvolti nell'esperienza spaziale, o che potrebbero esserlo in futuro, continueranno a pensare a ciò che hanno visto e a cosa significhi. Spero che continueranno ad approfondire il rapporto fra l'umanità, la tecnologia, il volo spaziale e la nostra casa nello spazio... il pianeta Terra. Credo che questa fantasiosa esplorazione visiva ci mostrerà più chiaramente chi e dove siamo, e dove stiamo andando".

A SINISTRA: ILLUSTRAZIONE DI HOWARD KOSLOW. A DESTRA: ILLUSTRAZIONE DI MARIO COOPER © National Air and Space Museum


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