Naturalmente, sarebbe prima occorso costruire una navetta spaziale. Il primo tentativo di costruirne una venne compiuto per scopi militari in Germania nel 1942, sotto la direzione di Eugen Sanger e Irene Bredt, e la sua concezione risaliva addirittura al 1933. La navetta, chiamata "bombardiere antipodico", doveva avere una lunghezza di 28 metri e un'apertura d'ali di 16. Partendo orizzontalmente da una pista di tre chilometri, spinta da una slitta a reazione staccabile, avrebbe dovuto raggiungere una velocità di 22.000 chilometri orari. Dopo aver sganciato le bombe, sarebbe tornata indietro e sarebbe atterrata su una comune pista d'aeroporto. Quasi tutto il suo volo si sarebbe svolto in orbita intorno alla Terra, a una quota di 160 chilometri.

IN ALTO: NAVETTA DI SANGER-BREDT (A SINISTRA), DYNASOAR IN ORBITA (DESTRA). IN BASSO: DISTACCO DEL DYNASOAR DAL VETTORE (SINISTRA) E ALTRO MODELLO SPERIMENTALE (DESTRA)

Già nel 1949 Tsien Hsuen-shen, scienziato sino-americano, fu il primo a proporne una versione civile all'incirca delle stesse dimensioni, capace di portare 10 passeggeri da New York a Los Angeles in 45 minuti compiendo un arco fino a 300 km di altezza. Concetti simili cominciarono ad essere studiati anche in Russia da M. K. Tikhonravov e altri. Il progetto di navetta civile che giunse più vicino alla realizzazione fu però americano, e si chiamò Dynasoar. Il Dynasoar, molto più piccolo, avrebbe dovuto essere lanciato sulla sommità di un missile Titan. Avrebbe dovuto raggiungere una lunghezza di 10 metri e un'apertura alare di 6, ma venne abbandonato nel 1963, poco dopo che era stato ultimato un prototipo di prova. Ebbe anche un equivalente sovietico, il Raketoplan, fallito a sua volta.

SOPRA: SPACE FERRY DELLA LOCKHEED (1960, SINISTRA), ASTRO A2 DELLA DOUGLAS (1964, CENTRO), PROGETTO IGNOTO (DESTRA, CIRCA 1969). SOTTO: WINDJAMMER DELLA BOEING-ROCKWELL (1973, SINISTRA), ALTRO PROGETTO BOEING-LOCKHEED (1970, DESTRA)

Quando si pensò di costruire navette tanto grandi da poter portare in orbita i pezzi di una stazione spaziale e i suoi occupanti, i progetti si fecero numerosissimi. Nel 1952 Constantin van Lent propose di rifornire la navetta con un'intera flotta aerea mentre era ancora in volo nell'atmosfera. Fin dall'inizio degli anni '60 cominciarono ad essere assegnati a Lockheed e altre industrie contratti per navette con almeno 10 passeggeri e 3 tonnellate di carico, e con una probabilità di sopravvivenza del 99,9%. I primi schemi si basarono sull'idea di lanciare due navette una sull'altra, entrambe pienamente recuperabili, delle quali solo quella in posizione superiore, più piccola, avrebbe raggiunto l'orbita (a dire il vero, il primo concetto simile in assoluto, il BOMI, risale al 1949 circa, ad opera di Walter Dornberger e Krafft Ehricke). Ci fu chi pensò di lanciarle non in verticale da una rampa, ma in posizione orizzontale da una rotaia stesa al suolo. In alcuni progetti si previde di usare come veicolo di lancio un gigantesco aereo ipersonico che non sarebbe nemmeno uscito dall'atmosfera. In certi altri progetti, come l'Astro A2 della Lockheed, il modulo da lanciare in orbita avrebbe avuto forma simile a un disco volante o uno degli odierni bombardieri Stealth! L'idea di lanciare la navetta da Terra con serbatoi di carburante staccabili si sviluppò solo più tardi, verso il 1968.

A SINISTRA: STARCLIPPER DELLA LOCKHEED, 1968. CENTRO IN ALTO: ANCORA STARCLIPPER CON CARICO. CENTRO IN BASSO: PROGETTO ROCKWELL-GENERAL DYNAMICS, 1970. A DESTRA: NAVETTA NUCLEARE ORBITALE

Lo Starclipper Lockheed del 1968 fu uno dei progetti più originali, con un serbatoio a forma di V rovesciata che racchiudeva interamente la navetta, capace di portare decine di persone oppure un grosso carico staccabile (vedere illustrazioni). Nello stesso anno la General Dynamics pensò di lanciare addirittura tre navette identiche unite fianco a fianco! E perché non quattro navette ai lati di un unico colossale razzo, come propose la General Electric nel '69? A quel punto si cominciò a pensare anche a serbatoi orbitali per rifornire le navette prima dell'avvicinamento alla stazione spaziale.

SPACE SHUTTLE DEI PRIMI ANNI '70, DIPINTO DI ROBERT MCCALL, PROGETTO IGNOTO © Robert McCall

Prima di uscirsene col disegno dell'odierno "space shuttle" americano, nel solo 1969 diverse compagnie, Rockwell, Douglas, Lockheed e General Dynamics esaminarono ben 120 diverse possibilità, compresa quella di far atterrare la navetta come un elicottero. Paradossalmente non vennero quasi nemmeno considerate idee come quella di munire le ali dello shuttle di comuni motori a reazione per il rientro nell'atmosfera. Il concetto di lanciare lo shuttle da un'altra navetta più grossa o da un aereo sopravvisse fino al 1971, poi prese il sopravvento il disegno che conosciamo tutti. Chissà se qualcun altro avrebbe avuto miglior fortuna.


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