Nonostante fossero già circolati negli anni '40 disegni diversi (per esempio di forma sferica o a disco), e il lancio di una piattaforma orbitale fosse divenuto una fissazione del Segretario alla Difesa USA James Forrestal, la madre di tutte le stazioni spaziali fu quella concepita da Wernher von Braun nel 1952: un enorme anello, con un mozzo centrale e raggi come quelli di una ruota, che, girando su se stessa, sarebbe stata munita di gravità artificiale. A quei tempi si pensava infatti che vivere a gravità zero per più di poche ore fosse impossibile. La stazione, larga circa 65 metri, avrebbe dovuto essere pronta per il 1963. Degna di menzione fu anche l'idea di utilizzare per le passeggiate spaziali, al posto delle tute, involucri rigidi di forma conica, chiamati "bottiglie spaziali".

IN ALTO A SINISTRA: PRIMO PROGETTO DI VON BRAUN DEL 1946. A DESTRA: STAZIONE IMMAGINATA DALLO SCRITTORE ROBERT HEINLEIN. IN BASSO A SINISTRA: STAZIONE DEFINITIVA DI VON BRAUN, 1952. A DESTRA: MODELLO GONFIABILE DELLA GOODYEAR, 1962

A dire il vero, nel '51 von Braun era stato preceduto dal connazionale H. H. Koelle, che propose una Aussenstation formata non da un anello, ma da 36 sfere indipendenti, larghe 5 metri ciascuna e in grado di ospitare complessivamente fino a 65 uomini. Ma poco dopo un altro padre dell'astronautica, Krafft Ehricke, scrisse nel 1954 che sarebbe bastata una stazione più piccola con soli quattro occupanti, e nel 1958 propose di ricavarne una, detta semplicemente Outpost, da un modesto missile Atlas. Nel 1959 lo stesso von Braun fu il primo a proporre una stazione (detta Horizon, con 10 uomini di equipaggio), ricavata dai serbatoi vuoti lasciati inutilizzati dalle navette.

IN ALTO: STAZIONE MOL (A SINISTRA) E MORL (A DESTRA). SOTTO: STAZIONE IDEATA DALLA MARTIN COMPANY (A SINISTRA) E IPOTETICA STAZIONE RUSSA (A DESTRA). IN BASSO: STAZIONE DELLA PRATT & WHITNEY

Il progresso continuava. La prima vela solare fu concepita da Carl A. Wiley nel 1951. Avrebbe dovuto essere di forma emisferica, del diametro di 80 chilometri e fatta di magnesio spesso un decimo di micron. Nel 1953 Eugen Sanger ideò il razzo ad antimateria. Vennero proposte stazioni di ogni possibile tipo e forma. Molte idee si basavano sul concetto che bisognasse lanciarle in un pezzo unico dentro un razzo Saturn, e che dovessero quindi adattarle alle dimensioni del vettore, come lo Skylab. Nel 1960 la Douglas esibì a Londra un modello a grandezza naturale di Ideal Home Station, visitata da 200.000 persone, e con un finto equipaggio di quattro uomini. Era la prima volta che l'uomo qualunque poteva rendersi conto della vita nello spazio. Nel 1961 venne concepita una piccola stazione derivata dalla capsula Apollo e chiamata Apollo "X", in grado di ospirare tre uomini per 100 giorni. Prima che il Saturn fosse disponibile, nel 1963 toccò perfino alla minuscola capsula Gemini essere tramutata in progetto di base spaziale per due uomini, detta semplicemente MOL, Manned Orbiting Laboratory.

IN ALTO: STAZIONE NASA ANNI '60 (A SINISTRA) E STAZIONE MODULARE DELLA LOCKHEED (1963, A DESTRA). IN BASSO: STAZIONI DELLA DOUGLAS PER 20 OCCUPANTI (A SINISTRA) E PER 400 (A DESTRA), ENTRAMBE PRIMI ANNI '70.

Altri concetti continuarono a seguire le idee più grandiose di Von Braun. Nel 1962 fu il colosso della gomma Goodyear ad esporre un modello ridotto di stazione ad anello interamente gonfiabile, del diametro di 50 metri. Altri modelli ancora, come il LORL (inutile ripetere la sigla completa), cominciarono a basarsi su entrambi i concetti, e cioè montare in orbita grandi strutture dopo lanci multipli del Saturn V. Il LORL della Lockheed, concepito nel 1964, avrebbe dovuto essere formato da tre moduli cilindrici identici riuniti intorno a un mozzo centrale, e ospitare 24 uomini entro il 1968. Nel 1964 una più modesta stazione della Douglas, detta MORL, avrebbe dovuto portare a bordo quattro uomini e perfino una centrifuga per riabituarsi alla gravità terrestre. Tale fondamento fu alla base anche di tutte le stazioni americane proposte fino ai primi anni '70. Uno di questi assemblaggi modulari, ideato nel 1972 da Rockwell e Douglas, avrebbe dovuto avere 90 metri di diametro e 10 uomini a bordo. Il Saturn V avrebbe consentito il lancio di moduli larghi anche dieci metri, compreso anche lo Space Tug, che venne considerato nei primi anni '70 un elemento fondamentale delle future stazioni orbitali, come trasporto dall'una all'altra e apparato di montaggio o riparazione.

SPACE TUG (IN ALTO A SINISTRA), STAZIONI ANNI '70 NON IDENTIFICABILI (IN ALTO A DESTRA, IN BASSO A SINISTRA E IN BASSO A DESTRA)

Come è noto, gli anni '60 furono segnati dalla competizione fra USA e URSS per sbarcare per primi sulla Luna. Sergei Korolev, l'equivalente russo di von Braun, si rese conto della sua insensatezza, e pare abbia detto ai vertici del Cremlino: "Anche se mandiamo per primi un uomo sulla Luna, entro un anno gli americani ne manderanno due, e non risolveremo nulla. Invece, lasciamo la Luna a loro e concentriamo tutte le nostre risorse nella costruzione di una grande stazione orbitale. Così gli americani avranno la Luna, ma a noi resterà il controllo della Terra!" Korolev non venne ascoltato, ma progettò ugualmente fin dal 1961 una Stazione Orbitale Pesante o TKS, lunga inizialmente 50 metri, da montare con moduli lanciati in serie dall'N-1, compreso un reattore nucleare. Nel 1962 ideò una intera Cintura Orbitale di stazioni da osservazione. Sempre dagli uffici di Korolev, anche dopo la sua morte, uscì nel 1972 lo studio della Base Cosmica Multimodulare, o MKBS, lunga 100 metri, con dieci occupanti, e con ogni cosa da pannelli solari a un reattore nucleare fino a propulsori ionici. Nel 1964 fu affidata al progettista Chelomei la progettazione di una stazione assai più modesta chiamata Almaz, con tre cosmonauti, che però finì per essere lanciata solo nel 1974 come contraltare dell'americano Skylab. Fra parentesi, nonostante studi analoghi compiuti dagli USA, l'Almaz fu la prima stazioncina spaziale munita di un cannoncino e missili per difendersi da eventuali navicelle nemiche (oggi c'è l'evidenza di fotografie in libera circolazione).


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