Nel 1950, lo scienziato della Goodyear Darrell Romick iniziò a studiare un piano per la costruzione di una vera città spaziale precorritrice di quelle di Gerard O'Neill, denominato METEOR. Tale piano, presentato nel 1956 e a lungo dimenticato, è stato riscoperto solo di recente. L'elemento base sarebbero state le navette spaziali stesse, i cui pezzi sarebbero stati, ad esempio, uniti muso contro muso. Insieme ad altre parti avrebbero formato una struttura tubolare del diametro di 25 metri e lunga ben 1000 metri. Ad una estremità del tubo sarebbe stata costruita una ruota progressivamente ampia fino a 500 metri di diametro.

NAVETTA METEOR A TRE STADI, E PROGRESSIVA COSTRUZIONE DELLA CITTA' SPAZIALE DI ROMICK

Mentre il tubo avrebbe formato l'asse centrale a gravità zero, la ruota, munita di gravità artificiale in base alla distanza dal centro, avrebbe ospitato le prime unità abitative. Nel frattempo, lungo l'asse sarebbero state erette altre paratie circolari, per formare dei compartimenti stagni. E il tutto sarebbe stato rivestito da un colossale cilindro cavo all'interno, dal diametro di 300 metri, poco inferiore a quello della ruota stessa fissata a uno dei capi. Il cilindro sarebbe rimasto immobile e perpetuamente a zero-g, destinato ad ospitare attrezzature per il supporto vitale, laboratori, officine, attracchi per altre navette.

STAZIONI ORBITALI, ILLUSTRAZIONE DI ED VALIGURSKY

In compenso, la ruota con quasi un miglio di circonferenza avrebbe ospitato 20.000 persone, suddivise in 82 livelli concentrici. "Lo scopo primario della ruota" scrisse Romick "sarà quello di fornire confortevoli e soddisfacenti condizioni di vita, mediante l'adeguata disposizione di appartamenti arredati, alberghi, uffici, negozi. Dovrebbero trovarvisi anche palestre, teatri, sale da concerti e chiese. I nuovi arrivati, condotti alla ruota e all'ascensore che la percorrerà, verranno dapprima ospitati in un centro d'accoglienza le cui condizioni saranno simili a quelle della Terra". I quartieri residenziali avrebbero avuto un soffitto alto circa due metri e mezzo. L'energia sarebbe stata solare, ricavata da pannelli (richiudibili come veneziane, secondo i bisogni) disposti sulle pareti del cilindro. Romick si aspettava che il progetto METEOR potesse essere pienamente realizzato entro gli anni '70. Nel 1958 lo scrittore e illustratore Frank Tinsley ideò qualcosa di ancor più grandioso: una base spaziale sferica, un intero mondo sigillato del diametro di circa 50 chilometri, illuminato al centro da un mini-sole nucleare, da lanciare da un cratere lunare verso altri pianeti.

IN ALTO A SINISTRA: VISIONE DI ASTEROMO. A DESTRA: SPACCATO DI ASTEROMO. IN BASSO: SPACCATO TRIDIMENSIONALE (all © Cosanti Foundation)

L'architetto Paolo Soleri, già menzionato riguardo Arcosanti, concepì nel 1966 una colonia spaziale chiamata Asteromo, con gravità artificiale, "per una popolazione di circa 70.000 persone. E' fondamentalmente un cilindro affusolato alle estremità, tenuto gonfio dalla pressurizzazione e dalla rotazione sull'asse principale. Gli uomini, con la testa rivolta verso l'asse di rotazione, richiederanno differenti livelli di destrezza fisica... dalla gravità debole (centro) a quella più forte (periferia) e saranno in grado di volare senza bisogno di mezzi artificiali".

A DESTRA: ASTEROIDE FUSO. A SINISTRA: SPACCATO DELL'ASTEROIDE CAVO, ILLUSTRAZIONE DI ROY G. SCARFO © Scarfo Studio

Nel 1964 uno scienziato della General Electric di nome Dandridge Cole previde la trasformazione della vita multicellulare terrestre in forme di "macrovita" cosmica, le cui sedi sarebbero stati gli asteroidi... dopo averli trasformati in bolle cave all'interno. Come riuscirci? Semplicemente fondendoli col calore di specchi solari, secondo il piano di John Campbell, direttore della rivista Analog.

Il primo passo sarebbe stato quello di traforare uno o più buchi lungo l'asse del planetoide: una volta completati, li avrebbero riempiti con serbatoi d'acqua. Gli uomini avrebbero poi fatto roteare il planetoide lentamente, in modo da esporlo interamente all'intenso calore della luce solare concentrata dagli specchi. L'asse centrale del planetoide sarebbe stato l'ultima parte a fondersi. Una volta fuso l'intero corpo celeste, i serbatoi d'acqua disposti lungo l'asse sarebbero esplosi per la pressione del vapore, e il vapore liberato avrebbe gonfiato l'asteroide in un titanico pallone di roccia, che in seguito, dopo essere stato modellato in forma cilindrica, si sarebbe raffreddato e solidificato. Poi, il cilindro sarebbe stato fatto ruotare per fornirlo di una gravità simile a quella terrestre.

A SINISTRA: ALTRO MODELLO DI ASTEROIDE CAVO. A DESTRA: INTERNO DELL'ASTEROIDE CAVO, ILLUSTRAZIONE DI ROY G. SCARFO © Scarfo Studio

"Questo veicolo o creatura della macrovita", affermava Cole, "potrebbe muoversi (con propulsione a razzo), crescere (data una fonte di cibo sotto forma di risorse naturali tratte da altri asteroidi), potrebbe rispondere agli stimoli tramite i suoi sensori ottici ed elettronici, pensare con i cervelli della sua colonia umana e i suoi computer, e, finalmente, potrebbe riprodursi. Da ogni punto di vista, questo prodotto sintetico della nostra civiltà costituirebbe in effetti ciò che consideriamo una forma di vita di gigantesche dimensioni, che avrebbe come cellule esseri umani individuali, piante, animali, e macchine".


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