E come spostarsi nelle città del futuro, se non con "auto del futuro"? Insieme a quelle di Bel Geddes, l'auto futuribile più nota fra quelle dell'anteguerra fu la Dymaxion Car di Buckminster Fuller. Nel 1933 iniziò la costruzione di un prototipo, che avrebbe dovuto essere esposto alla Fiera Mondiale di Chicago. Anziché provare a fabbricare auto volanti, Fuller fece il contrario, cercando di usare tecnologie aeronautiche per la fabbricazione di un aerodinamico veicolo a tre ruote con una sola ruota posteriore sterzante e trazione anteriore a due ruote, in grado di portare ben 11 passeggeri a 200 chilometri all'ora consumando solo 8 litri per 100 km, e per giunta con aria condizionata (a ghiaccio). Lo specchietto, o meglio periscopio, posteriore era sul tetto.

A SINISTRA: VISIONE DEL FUTURO SECONDO LA RIVISTA FORTUNE, PIENA DI VEICOLI AERODINAMICI. A DESTRA: AUTO DYMAXION DI FULLER

Il terribile difetto della vettura di Fuller si rivelò tuttavia la manovrabilità. Il fatto che a sterzare fosse la ruota posteriore facilitava il parcheggio, ma richiedeva piloti espertissimi. Sebbene acclamata come una rivoluzione, e prenotata da clienti illustri (perfino l'ambasciata russa, probabilmente per copiarla!), i continui incidenti, incluso uno mortale, minarono la fiducia degli investitori. La sua leggerezza (era fatta di legno e alluminio), faceva bastare un colpo di vento per renderla ingovernabile. Un prototipo su scala più piccola nel 1950 non ebbe miglior fortuna.

ILLUSTRAZIONI DI ARTHUR RADEBAUGH

Fuller, su cui torneremo presto, continuò a ideare veicoli bizzarri. E questo li batte tutti. "Nel 1951, progettai un ponte ad anello fluttuante nel vuoto, da installare attorno all'Equatore a grande distanza. Dentro questo ponte simile a un'aureola, la Terra continuerebbe a ruotare mentre l'anello circolare roteerebbe allla velocità preferita. Previdi che il traffico terrestre sarebbe asceso verticalmente verso il ponte, seguendo il suo moto vorticoso e discendendo di nuovo sulla Terra nelle località prescelte".

ILLUSTRAZIONI DI ARTHUR RADEBAUGH

Tornando alle automobili, la Firebird I della General Motors, presentata al Motorama di New York nel 1954, fu una delle prime vetture ad usare come propulsore una turbina d'aereo modificata. La serie proseguì fino alla Firebird III del 1959, che presentava altre idee rivoluzionarie: una chiave "ultrasonica" attivabile a distanza, l'abolizione del volante, rimpiazzato da quello che oggi chiamiamo un... joystick, un sistema di guida totalmente automatico. "Noi alla General Motors" disse Lawrence Hafstadt, vicepresidente del reparto ricerche, intervistato in America 2000, "abbiamo pensato di progettare una strada parlante: in altri termini, una strada che sia sempre in contatto con il guidatore e lo diriga, lo assista e lo soccorra in caso di bisogno. Macchina e strada saranno equipaggiate di speciali impianti ricetrasmittenti. L'impianto di bordo, che avrà le dimensioni di un libro di medio formato, prodotto in serie farà parte della vettura come fanali e paraurti. Nella strada si traccerà un solco in mezzo alla corsia e vi s'introdurrà un cavo. Il congegno di bordo riceverà gli impulsi e li trasformerà. Il cavo potrà comunicare messaggi riguardo il traffico, i servizi disponibili, gli alberghi lungo la strada, stazioni di servizio, officine e parcheggi... L'itinerario dovrà essere programmato in partenza, decidendo un percorso, trascrivendolo su una scheda perforata e inserendo la scheda nel cervello elettronico situato sopra il cruscotto. La funzione del computer sarà quella di interpretare i dati forniti dal guidatore e quelli che riceverà dal cavo inserito nella strada e nei trasmettitori magnetici disposti all'altezza di ogni incrocio. L'operazione sarà rapidissima. Le notizie verranno proiettate su uno schermo e l'autista saprà come comportarsi: se andare diritto, svoltare a destra o a sinistra, quanti chilometri dovrà ancora percorrere e a quale svincolo dovrà uscire". Niente cambio, niente acceleratore e niente freno: solo il joystick per immettersi sulla strada automatica e fissare la velocità, e poi il guidatore avrebbe potuto starsene in panciolle per tutto il viaggio. Altre caratteristiche: cabina trasparente e il più impressionante numero di pinne e alettoni mai visto su un'auto!

FIREBIRD III DELLA GM E SUO SISTEMA DI GUIDA

Nel 1955 la Ford presentò una vettura di nome Lincoln Futura, esternamente somigliante alla Firebird III, ma con l'impiego di tecnologie più convenzionali. Poteva effettivamente viaggiare su una strada qualunque. La carrozzeria italiana era di Ghia. Quasi tutti al mondo hanno visto quest'auto senza nemmeno saperlo: con qualche modifica scenografica, divenne infatti la Batmobile della serie televisiva di culto degli anni '60 (ma nella realtà non sputava fiamme da dietro!)

FORD LINCOLN FUTURA, "BATMOBILE", VISIONE ANTERIORE E POSTERIORE

La Davis del 1948 fu un altro tentativo fallito di vettura a tre ruote, che, più logicamente di quella di Fuller, aveva la ruota sterzante anteriore. Ma ormai stava per iniziare l'epoca delle auto "futuribili", che sbizzarrì la fantasia dei costruttori. Al Chicago Auto Show del 1954 la Ford esibì il modello FX-Atmos, con due veri e propri "spiedi" anteriori come sul muso degli aerei, che fungevano da antenne radar. Lo sterzo era rimpiazzato da manopole e il conducente era situato al centro, mentre gli unici due passeggeri sarebbero stati su un sedile posteriore. Anche questo modello prevedeva l'uso del pilota automatico.

IN ALTO: DAVIS (SINISTRA), FORD FX-ATMOS (DESTRA). CENTRO: GOODYEAR AMTRONIC. IN BASSO: AUTO LUNARE MOONSCOPE (SINISTRA) E HOVERCRAFT X.P.A.C. 400 (DESTRA) COSTRUITI DA GEORGE BARRIS

Alcuni veicoli videro la luce solo come scatole di montaggio per modellisti, ma sempre basate su progetti autentici: la vettura più bizzarra fu senza dubbio la AMTronic del 1969, attribuita a un progetto Goodyear, e in grado di dividersi... in due parti. Completa, sarebbe servita a percorrere le autostrade spinta da due turbogetti a 300 miglia all'ora: la metà anteriore avrebbe invece dovuto scorrazzare in città. Altri mezzi futuribili vennero costruiti non da industrie, ma da singoli appassionati. La Moonscope del 1970 di George Barris, a propulsione elettrica, era del tutto reale, e trazione, guida e pneumatici suscitarono l'interesse della NASA: poteva raggiungere le 45 miglia all'ora anche sulla Terra. L'X.P.A.C. 400 Air Car era munito di radar e comando a distanza per tutte le funzioni. Barris e altri fabbricanti di veicoli strani lavorano spesso per il cinema.


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