INVADERS FROM MARS!!!

di Fabio Feminò

Cari appassionati di sf, sapete cosa fu all'origine del nostro genere letterario preferito? Fu la pubblicazione di Mars as the Abode of Life, di Percival Lowell, che si trovò ad avere una radicale influenza sulla narrativa fantascientifica. Il libro fu infatti letto da bambino da un certo... Hugo Gernsback, e gli lasciò in mente una traccia indelebile. Secondo il suo biografo Sam Moskowitz, "lo sforzo di comprenderlo gli fece venire una febbre, e scivolò nel delirio, farfugliando di strane creature, città fantastiche, e canali di Marte progettati con magistrale ingegno per due giorni e due notti". In seguito Gernsback, scienziato (aveva inventato la radio portatile) e bibliofilo, divenne il fondatore della prima rivista di science fiction del mondo, Amazing Stories, e numerose altre. Proprio qui sotto appaiono due tavole del disegnatore favorito di Gernsback, Frank R. Paul, che ripaga il tributo a Lowell per quelle visioni.

DUE DELLE PIU' CELEBRI ILLUSTRAZIONI MARZIANE DI PAUL

Già da tempo immemorabile si discuteva dell'esistenza della vita sul pianeta rosso. "Anno dopo anno, quando gli avvenimenti politici non sono fonte di preoccupazione, si riaffaccia il problema dell'esistenza di una vita intelligente, senziente, sul pianeta Marte" scrisse l'allor giovane Herbert George Wells (1866-1946) in un saggio intitolato Intelligence on Mars, apparso sul Saturday Review nell'aprile 1896. Sembra cronaca d'oggi, con l'unica differenza che il mito dei marziani è stato rimpiazzato da quello degli UFO. Sugli abitanti di Marte due scuole di pensiero si confrontarono: quella dell'astronomo e geografo americano Percival Lowell, nato nel 1855 da famiglia illustre, che li vedeva come esseri pacifici e industriosi, e quella dello scrittore Wells, di famiglia assai disagiata, che li ritenne spietati conquistatori interplanetari.

ALTRE DUE CELEBRI ILLUSTRAZIONI DI PAUL, COMPRESO UN MARZIANO... DORMIENTE

Il dibattito sulla vita marziana fu particolarmente intenso alla fine dell'Ottocento, proprio a causa del perfezionamento delle osservazioni telescopiche che spense le speranze di trovare vita lunare. Richard Proctor (1837-1888), uno dei più noti divulgatori del tempo, scrisse nel suo celebre Other Worlds than Ours (1870) che il pianeta aveva mari e oceani, e che mostrava "nel modo più chiaro di essere adatto alle necessità degli esseri viventi come noi li conosciamo". Un altro noto divulgatore, Camille Flammarion (1842-1925), già autore nel 1862 di un ponderoso trattato intitolato La pluralité des mondes habités che ebbe un fenomenale successo, pubblicò nel 1892 un volume altrettanto ponderoso intitolato La planète Mars et ses conditions d'habitabilité. Le opere di Flammarion ebbero un'immensa influenza sul pubblico, e l'autore rimase convinto che vi fosse vita su Marte fino alla sua scomparsa.

In La planète Mars, Flammarion asseriva che vi erano mari poco profondi, simili al Mediterraneo, e continenti. "Il colore rossastro del terreno visibile, anziché verde, sembrerebbe indicare che la superficie sia sterile e sabbiosa. Ma sembra impossibile condannare un mondo a un simile fato, dato che vi sembrano presenti tutti gli altri elementi della vita. Perché mai, possiamo chiederci, la vegetazione marziana dovrebbe essere verde? Da questo punto di vista, non c'è motivo di considerare la Terra un caso tipico nell'universo. La stessa vegetazione terrestre può essere rossastra; le prime piante terrestri furono licopodi, il cui colore è di un giallo rossiccio. La sostanza verde che dà ai nostri vegetali il loro colore... la clorofilla... è composta da due elementi, una verde, l'altro giallo. Questi due elementi possono essere separati da processi chimici. E' quindi perfettamente scientifico ammettere che in condizioni differenti da quelle della Terra, possa esistere, o essere dominante, solo la clorofilla gialla".

A SINISTRA: CANALI DI MARTE SECONDO UN LIBRO DI CAMILLE FLAMMARION. A DESTRA: UN ALTRO ILLUSTRE E INSOLITO MARZIANO, OLD FAITHFUL, CONCEPITO DA RAYMOND Z. GALLUN

Il motivo di questa sicurezza era abbastanza comprensibile. Giovanni Schiaparelli (1835-1910), un astronomo italiano dell'osservatorio di Brera, aveva affermato nel 1877 di aver visto dei canali su Marte; non solo, ma almeno alcuni di questi canali avrebbero potuto essere artificiali, scavati da creature intelligenti: colossali opere idriche edificate dagli abitanti del pianeta per portare nelle città l'acqua proveniente dallo scioglimento dei ghiacci polari. Alle loro intersezioni si trovavano macchie chiamate laghi. Per ironia della sorte, Schiaparelli era daltonico. "Per quanto si è fino ad oggi potuto osservare, i canali sono certamente configurazioni stabili del pianeta; la loro lunghezza e giacitura è costante, o non varia che entro strettissimi limiti; ognuno di essi comincia e finisce sempre fra i medesimi termini" scrisse Schiaparelli sulla rivista Natura ed Arte. "Ma il loro aspetto e il loro grado di visibilità sono assai variabili, e tali variazioni succedono quasi a capriccio, od almeno secondo regole non abbastanza semplici per essere subito intese da noi. Ogni canale alle sue estremità sbocca o in un mare, od in un lago, od in un altro canale, o nell'intersezione di più altri canali. Non si è mai veduto uno di essi rimaner troncato nel mezzo del continente, rimanendo senza uscita e senza continuazione. Questo fatto è della più alta importanza. I canali possono intersecarsi fra di loro sotto tutti gli angoli possibili; ma di preferenza convergono verso le piccole macchie cui ho dato il nome di laghi".

RITRATTO DI SCHIAPARELLI E SUE PRIME OSSERVAZIONI

"Ma il fenomeno più sorprendente dei canali di Marte è la loro geminazione; in conseguenza di un rapido processo, che certamente dura pochissimi giorni, od anche forse solo poche ore, e del quale i particolari non si sono ancora potuti afferrare con sicurezza, un dato canale muta d'aspetto e d'un tratto si trova trasformato su tutta la sua lunghezza in due linee o strisce uniformi, per lo più parallele fra di loro, che corrono dritte ed uguali quanto due rotaie di ferrovia. L'intervallo fra le due linee è diverso da un caso all'altro, come pure la sua proporzione alla grossezza delle linee stesse. Le due linee seguono a un dipresso la direzione del primitivo canale, e terminano nei luoghi dov'esso terminava. Talvolta una linea diventa più debole dell'altra e finisce per sparire, l'altra rimanendo immutata e visibile come canale isolato. Le geminazioni non si manifestano tutte insieme, ma arrivata la loro stagione cominciano a prodursi or qua, or là, isolate in modo irregolare, o almeno senza ordine facilmente riconoscibile. La loro apparizione succede in varie epoche con diversa frequenza; talora mancano affatto o sono in piccol numero, in altre epoche il pianeta ne è quasi tutto occupato, ed in certe occasioni se ne son viste fino a 30 simultaneamente. Esse mancarono affatto nel 1877: frequentissime invece si mostrarono nel 1882, nel 1888 ed in altre epoche. Dopo aver durato qualche mese, si affievoliscono gradatamente e scompaiono fino ad una nuova stagione egualmente propizia a questo fenomeno".

A SINISTRA: MARTE SECONDO LA MAPPA DEFINITIVA DI SCHIAPARELLI. A DESTRA: MIGLIORAMENTO DELLE SUE OSSERVAZIONI DAL 1877 (IN ALTO) AL 1888 (IN BASSO)

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"Il loro singolare aspetto e l'esser disegnati con assoluta precisione geometrica, come se fossero lavori di riga o di compasso, ha indotto alcuni a ravvisare nei canali l'opera di esseri intelligenti, abitatori del pianeta" scrisse sempre su Natura ed Arte. "Io mi guarderò bene dal combattere questa supposizione, la quale nulla include d'impossibile. Ammesse le linee principali del nostro quadro, non sarà difficile compierlo nei particolari, e disegnare coll'immaginazione i grandiosi argini necessari per contenere nei giusti limiti l'irrigazione; i laghi o serbatoi secondari di distribuzione, necessari per dare le acque a quelle valli non direttamente irrigate; le opere occorrenti per regolare la distribuzione secondo il tempo e secondo il luogo; i canali di primo, secondo, terzo ordine destinati a condurre le acque su tutto il terreno irrigabile; i numerosi opifici, a cui le acque potranno dar moto nel loro scendere dai ciglioni laterali della valle al fondo della medesima. Marte dev'esser certamente il paradiso degli idraulici!"

In La planète Mars et ses conditions d'habitabilité, Camille Flammarion respinse l'idea che i canali potessero essere semplicemente crepacci nel ghiaccio, come suggetito dal fisico Fizeau, o voragini aperte dal raffreddamento del pianeta. "Come potrebbe mai la natura tracciare su un globo tali linee rette? Più guardiamo i loro disegni, più ci convinciamo di non poterli attribuire al puro caso. Le presenti condizioni su Marte sono tali che sarebbe errato negare che possa essere abitato da specie umane la cui intelligenza e i cui metodi d'azione potrebbero essere ben superiori ai nostri. Né possiamo negare che potrebbero aver raddrizzato l'originale corso dei fiumi e costruito un sistema di canali con l'idea di realizzare un sistema planetario di circolazione idrica".

A SINISTRA: CANALE COPERTO DI NEBBIA IMMAGINATO DA CHESLEY BONESTELL, © Bonestell Space Art. A DESTRA: CANALE DI SOLA VEGETAZIONE IMMAGINATO DA DAVID HARDY, © Astro Art


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