FOTO DI PERCIVAL LOWELL E SUOI DISEGNI © Lowell Observatory

Alcune ipotesi cercarono di spiegare i "canali" in altri modi ancor più bizzarri. Elihu Thompson, noto ricercatore elettrotecnico, pensò che fossero tracce del passaggio di animali. "Non essendovi montagne o fiumi molto larghi ad ostacolare la loro marcia, durante le migrazioni annuali gli animali possono spostarsi in linea retta. La ripetuta fertilizzazione e il lungo processo di usura hanno gradualmente stabilito dei sentieri lungo i quali si è formata una fitta vegetazione, mentre il resto del pianeta è rimasto deserto. A questa grande distanza la trama delle vie che si intersecano può essere interpretata erroneamente come una rete di canali" (citato in David O. Woodbury, Beloved Scientist - Elihu Thompson: A Guiding Spirit of the Electrical Age, 1944). Ci fu anche chi pensò che Marte fosse un pianeta totalmente coperto dall'acqua, e che il suolo di Marte che si vedeva al telescopio fosse in realtà composto da enormi masse galleggianti di alghe giallo-rossastre. I canali sarebbero stati allora divisioni delle masse provocate dalle correnti marine, attraverso cui si sarebbe vista la vera superficie del pianeta... il fondo dell'oceano. Ma quella che i canali fossero condotte idriche fu l'idea dominante.

PAESAGGI MARZIANI (CON CANALI) SECONDO CHESLEY BONESTELL © Bonestell Space Art

Sia Lowell che Wells, però, concordarono sul fatto che i marziani potessero essere diversissimi fisicamente da noi. Scrisse Lowell in Mars, libro del 1895: "Parlare di abitanti di Marte non significa dire uomini marziani. Anche su questo mondo l'uomo è il risultato d'un incidente. Per quanto possiamo vedere, qualche lucertola o batrace avrebbero potuto benissimo prendere il suo posto nella scala evolutiva, ed essere oggi le creature dominanti di questa Terra. Sotto diverse condizioni fisiche, sarebbe certamente stato così. Nell'ambiente di Marte, un ambiente così diverso dal nostro, possiamo essere praticamente sicuri che si siano sviluppati altri organismi di cui non abbiamo la minima cognizione. Che genere di esseri sarebbero, non disponiamo nemmeno dei dati per concepirlo". Oltre a Mars, Lowell scrisse sull'argomento altri due volumi, Mars and its Canals del 1907 e il già citato Mars as the Abode of Life del 1908.

MARTE VISTO DALL'ASTRONOMO E PITTORE LUCIEN RUDAUX

Nel saggio The Things that Live on Mars, apparso nel marzo 1908 sul Cosmopolitan Magazine, H. G. Wells cercò di ipotizzare l'aspetto dei Marziani appellandosi al ragionamento scientifico."Se diamo per scontato che su Marte l'evoluzione è partita dal protoplasma" scrisse, "abbiamo ogni ragione per ritenere che le creature di Marte siano diverse dalle creature della Terra, nella forma e nelle funzioni, nella struttura e nei comportamenti... diverse al di là delle più bizzarre fantasticherie di un incubo".

"Probabilmente possederanno teste e occhi e corpi muniti di spina dorsale, e poiché, a causa della loro elevata intelligenza, devono avere dei grandi cervelli, e dato che tutte le creature tendono ad averli nelle teste, vicino agli occhi, i teschi di questi Marziani saranno enormi. Con tutta probabilità le loro dimensioni saranno maggiori di quelle del genere umano, due volte e 2/3 la massa di un uomo, forse. Ciò non significa, comunque, che saranno due volte e 2/3 più alti, perché, a causa della struttura più floscia delle cose su Marte, può darsi che appariranno perfino alti solo la metà di noi. E, sempre probabilmente, saranno coperti di piume o pelliccia. Quanto alla fauna marziana, non ci saranno certo mosche o passeri, né cani o gatti, ma è possibile che troveremo una forma di vita insettoide. E forse su Marte non ci sono affatto pesci o creature acquatiche".

COPERTINE DI J. ALLEN ST. JOHN, DELLA SERIE DI "JOHN CARTER OF MARS"

Sempre Wells in Intelligence on Mars: "Con la più piccola differenza anatomica dei loro organi, le creature di Marte potrebbero udire, e tuttavia essere sorde ai suoni che noi udiamo... parlare, e tuttavia, per noi, essere mute. Da tutte e due le estremità dello spettro visibile si dispiegano raggi attivi, a noi invisibili. Un occhio di struttura appena diversa dal nostro potrebbe vedere, e tuttavia essere cieco dove noi vediamo. E questo accade per tutti i sensi. Parlando di creature la cui evoluzione si è sviluppata secondo linee diverse, e ha prodotto forme, strutture, relazioni con l'ambiente che non possiamo immaginarci, dobbiamo riconoscere che le loro percezioni potrebbero seguire modalità a noi imperscrutabili. Nessuna visione antropomorfica è più ingenua di quella che suppone l'esistenza di uomini su Marte. Nell'universo intellettuale, una simile concezione si colloca nell'ambito delle cosmogonie e delle religioni antropomorfe inventate dalla presunzione infantile dell'uomo primitivo".

Nel 1897 Wells scrisse come esempio iniziale il racconto L'uovo di cristallo, dove sono raffigurati Marziani di piccole dimensioni, con teste quasi umane, ma ampie ali argentee simili a quelle dei pipistrelli., con riflessi arcobaleno. Lunghi tentacoli si aprono sotto la bocca. I loro edifici sono senza porte, ma con larghe finestre da cui entrare volando. Intorno ad essi la fauna comprende grandi farfalle e falene e giganteschi scarafaggi dai brillanti colori.

RAFFIGURAZIONI DEI CANALI DI MARTE, CIRCA 1900, AD OPERA DI UN ARTISTA TEDESCO

Lowell, che contò ben 437 canali, alcuni lunghi fino a 1500 chilometri e larghi 50 (cioè, tanto ampi da non lasciar vedere la riva opposta), era comunque convinto che i marziani fossero industriosi e benigni. Scrisse in Mars, 1896: "E' una mente di ordine elevato, quella che sembrerebbe aver supervisionato il sistema che vediamo... una mente certo più abile di quella che controlla i vari settori dei nostri lavori pubblici. I partiti politici non hanno avuto parte in esso, perché il sistema è esteso su tutto il pianeta".

"I canali non iniziano a svilupparsi tutti nella stessa stagione" annunciò. "Quelli vicini al polo sud cominciano per primi. Trascorrono alcune settimane prima che compiaiano canali su tutto il disco; proprio lo stesso periodo di tempo che impiegherebbe la vegetazione a germogliare". Poi si occupò dei punti d'intersezione dei canali, che Schiaparelli aveva definito laghi, e che sembravano assumere una tinta più scura. Lowell li chiamò oasi. "Quando mettiamo tutti questi fatti insieme, la presenza delle chiazze alla giunzione dei canali, le loro dimensioni apparentemente invariabili, i loro scurimenti stagionali, e per finire la somiglianza fra le grandi regioni equatoriali di Marte e i deserti della nostra Terra, l'ingegno suggerisce immediatamente un'unica soluzione: che siano oasi in mezzo a quel deserto. Di qui la ragione dell'esistenza dei canali stessi, la più naturale concepibile... cioè che i canali sono costruiti espressamente allo scopo di fertilizzare le oasi, e a ciò si debba la loro curiosa disposizione sistematica".

ALTRE ROMANTICHE VISIONI DEL "MARTE CHE FU", AD OPERA DI AUTORI CONTEMPORANEI


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