Nel frattempo sommergibili passeggeri e merci si sarebbero trascinati dietro enormi containers gonfiabili detti Dracone. "Queste gigantesche salsicce di plastica" scrisse Arthur C. Clarke "per carichi liquidi, oppure grano, carbone, minerali, potranno essere trainate completamente sommerse, e avranno l'efficienza del sottomarino senza le sue complicazioni meccaniche". Si sarebbero diretti verso città subacquee, come quella che Carl Austin, uno scienziato dell'U. S. Navy, propose di costruire in una gigantesca caverna al largo della Nuova Scozia, o città galleggianti, come la Triton City, formata da unità tetraedriche intercollegabili da 5000 abitanti ciascuna, che Fuller e Sadao progettarono nel 1966. La città avrebbe dovuto essere installata nella baia di Tokyo. In origine, Fuller aveva proposto di costruire una ciclopica piramide detta Tetra City, alta 9000 piedi e in grado di ospitare all'interno 300.000 famiglie, tutte in appartamenti con vista sul mare. "Secondo i calcoli, una città tetraedrica con circa un milione di abitanti in alloggi di 200 metri quadri è tecnologicamente ed economicamente realizzabile" scrisse Fuller. "Ogni lato sarebbe lungo 2 miglia. I tetraedri sono geometricamente unici perché altri elementi possono essere aggiunti ad ognuna delle loro quattro superfici continuando ad ingrandirsi simmetricamente. La città tetraedrica potrà quindi partire da un migliaio di occupanti e crescere fino a ospitarne milioni senza cambiare la forma complessiva. Un porto interno fornirà rifugio a natanti grandi e piccoli". Triton City doveva essere il modulo base di questa struttura. Alla fine il progetto di Tetra City fu accantonato, ma Triton City continuò a suscitare un certo interesse.
A SINISTRA: PIRAMIDE DI TETRA CITY. A DESTRA: VISIONE DI TRITON CITY. IN BASSO: FACCIATA DI TRITON CITY © Buckminster Fuller Institute
Altre città interamente sottomarine avrebbero avuto un pilastro sporgente fuori dall'acqua, con un eliporto alla sommità. Tali città sarebbero state attorniate da grandi fattorie subacquee dove l'uomo avrebbe coltivato alghe e allevato pesce. Perfino la balena sarebbe nuovamente divenuta un animale da macello! Secondo l'accademico russo Lev Senkevic, "Bisogna utilizzare a vantaggio dell'uomo tutta la fauna marina. Nel XXI secolo ci saranno grandi aziende marine ben organizzate. L'agronomia sottomarina diventerà una nuova scienza, e le alghe verranno fertilizzate come le piante terrestri. Potrà svilupparsi anche l'industria del bestiame. Sarà difficile che si possa riuscire ad allevare balene nei vivai. Le balene hanno bisogno di spazio. Ma vale la pena di pensare a trasformare in vivaio tutti gli oceani della Terra. Se l'allevamento delle balene sarà ben organizzato, queste non solo sopravviveranno, ma aumenteranno di numero".
SEA CITY (IN ALTO A SINISTRA) E LABORATORIO SUBACQUEO (IN ALTO A DESTRA). LABORATORIO SOTTOMARINO DELLA GENERAL ELECTRIC, 1969 (IN BASSO A SINISTRA), CITTA' SOTTOMARINA (IN BASSO A DESTRA, ILLUSTRAZIONE DI KEN FAGG) ANNI '50-'60
La soprastante Sea City fu progettata nel 1968 per la Pilkington Glass Company, una industria britannica, dall'architetto Hal Moggridge, e avrebbe dovuto ospitare 20 o 30.000 abitanti in un anfiteatro a terrazze di sedici piani di altezza... 60 metri. Gli otto piani inferiori sarebbero stati adibiti a uffici e industrie. La struttura di vetro avrebbe assicurato ovunque un clima ideale, mentre la parete dell'anfiteatro, curva nella parte superiore, avrebbe protetto i residenti anche dal vento. La laguna sarebbe rimasta sempre calma, e la sua temperatura sarebbe stata superiore a quella del mare circostante, permettendo nuoto, tuffi e perfino sci d'acqua, mentre il terrazzamento della città avrebbe consentito di ospitare addirittura un regolare campo di calcio. Sea City sarebbe sorta su piloni infissi in acque basse, e circondata da un gigantesco frangiflutti gonfiato a sua volta d'acqua e diviso in sezioni di 30 metri. La città, costruita presso giacimenti di gas naturale, sarebbe stata quasi autosufficiente e munita di un proprio governo, e avrebbe avuto un ospedale da 200 posti e un proprio cimitero-crematorio. La laguna interna, con isolotti artificiali di forma triangolare, avrebbe avuto dimensioni poco superiori ad un chilometro quadrato e avrebbe accolto la maggior parte dei trasporti, con battelli a propulsione elettrica in grado di fare il giro completo della struttura in venticinque minuti. Comunque, sarebbe bastato un miglio di camminata, aiutati da ascensori e nastri trasportatori, per recarsi dappertutto. L'acqua marina sarebbe stata desalinizzata e ne sarebbero stati ricavati elementi come il magnesio, da rivendere sulla terraferma. Oppure la città avrebbe potuto fungere da base per lo sfruttamento minerario del fondo marino. Il collegamento con la terraferma, in qualsiasi condizione di tempo, sarebbe avvenuto tramite hovercraft. Vari luoghi venivano ipotizzati per la sua costruzione, da Martha's Vineyard al Golfo Persico all'Adriatico, ma soprattutto Haisborough Tail, una zona di acque profonde appena dieci metri, una quindicina di miglia ad est della costa inglese. La bizzarra colonia subacquea della General Electric avrebbe invece dovuto essere composta da sfere intercollegabili di titanio e fibra di vetro, ognuna con 4 metri di diametro e in gradi di scendere fino a 12.000-20.000 metri.
IN ALTO: KIYONORI KIKUTAKE, OCEAN CITY, 1962. IN BASSO A SINISTRA: ANCORA OCEAN CITY. IN BASSO A DESTRA: ATOLLO ARTIFICIALE PER LE HAWAII, 1971 (all © Kiyonori Kikutake)
Il già citato architetto nipponico Kiyonori Kikutake elaborò il progetto di una città marina composta da torri alte 300 metri, ognuna con una popolazione di 5000 abitanti. All'esterno di ogni torre di cemento sarebbero state innestate 1250 unità abitative prefabbricate cilindriche (ecco il motivo del loro strano aspetto), costruite in acciaio, e ognuna disponibile in sette tipi diversi per famiglie da 2 a 8 persone, con 72 metri di circonferenza. Tutti gli impianti igienici e di cucina sarebbero stati di plastica, fusa in un solo pezzo. L'innesto, partendo dal basso verso l'alto secondo l'effettivo numero di residenti, sarebbe avvenuto tramite... magneti. Un modulo danneggiato o divenuto inadatto sarebbe stato staccato e rimpiazzato. Allo stesso modo, sarebbero state semoventi anche le torri. In complesso la città, chiamata in giapponese "Unabara", avrebbe contato mezzo milione di abitanti, e si sarebbe composta di due anelli concentrici, quello interno per le abitazioni e quello esterno per le fabbriche.
IMMAGINARIA BASE SUBACQUEA © Walt Disney Corporation
Una "torre di controllo" alta 500 metri, che sprofondava per 1000 metri sott'acqua, sarebbe stata il cuore di tutto, e alla sommità avrebbe recato un faro colossale per l'illuminazione notturna. Un porto spalancato all'interno sarebbe servito per l'attracco dei sottomarini: non era previsto l'approdo delle navi. "Il bordo esterno della città avrà una zona protettiva dell'ampiezza di 500 metri, e che includerà congegni per raccogliere l'energia solare e delle onde marine. L'area fra l'anello industriale e quello abitativo verrà usata per allevare e coltivare prodotti ittici, mentre l'interno dell'anello abitato conterrà delle piscine". Il luogo prescelto per la sua costruzione doveva essere la baia di Sagami. "Questa proposta è intesa per sfidare i mari che occupano oltre il 70% della superficie del globo, hanno osservato il progresso della civiltà sui continenti, e hanno rifiutato l'invasione dell'uomo per 5000 anni. In altre parole, Ocean City conta di fare del mare il nuovo mondo dell'umanità".
KENZO TANGE, PROGETTO PER LA COPERTURA DELLA BAIA DI TOKYO, 1960 © Kenzo Tange Associates
Il progetto di Kikutake ebbe un degno rivale in quello di Kenzo Tange, che nel 1960 presentò un piano per alloggiare milioni di persone sopra la baia di Tokyo, a partire da un corpo centrale chiamato "asse civico" che l'avrebbe attraversata da parte a parte. "La crescita dei prezzi dei terreni di Tokyo rendeva economicamente fattibile il nuovo sviluppo sul mare. Il progetto richiedeva inoltre uno speciale sistema di ciclo di trasporto sul quale le auto potessero circolare senza intersezioni. Su ogni unità di questo sistema sarebbe sorto un complesso di alti edifici con una una rete di comunicazioni a tre dimensioni, direttamente connessa con i parcheggi sotterranei per le automobili. Inoltre lungo quest'asse civico ci sarebbero stati centri residenziali per cinque milioni di abitanti su un vasto numero di isolette artificiali, creando così una megastruttura in grado di ospitare diversi spazi per la comunità". La costruzione sarebbe iniziata con degli immensi ponti sospesi su piloni solo una quarantina di metri sopra le acque. I primi organismi a trasferirsi nella nuova struttura sarebbero stati quelli pubblici, come le sedi governative. Come in altri progetti, i veicoli avrebbero proceduto a diverse velocità in corsie sovrapposte su tre livelli. "Dieci corsie alla media di 60 km/h, dieci alla media di 90 km/h, e dieci di 120 km/h". Il sistema di trasporti si sarebbe articolato in quadrati di un chilometro di lato. Gli edifici dell'asse civico avrebbero avuto varie forme secondo il loro impiego. Ci sarebbero state strade pedonali e piazze. Dall'asse civico, lungo circa 18 chilometri, si sarebbero diramate strade perpendicolari, che avrebbero condotto agli edifici d'abitazione, di forma simile a colossali tetti a pagoda, costruiti su terreni prosciugati con pompe e sottratti alle acque. Gli edifici a pagoda avrebbero potuto essere moltiplicati a volontà senza una disposizione precisa, e pur se prefabbricati, avrebbero potuto essere "personalizzati" differenziando il tipo di abitazioni. Ogni edificio, residenziale o meno, sarebbe stato servito e sorretto al suo interno da "midolli" alti 150-250 metri, colonne contenenti ascensori e servizi vari. Nell'intera megastruttura, avrebbero trovato parcheggio 920.000 automobili. Abitanti e impiegati avrebbero parcheggiato la vettura, poi sarebbero saliti in ascensore attraverso i "midolli".
KENZO TANGE, PROGETTO PER LA COPERTURA DELLA BAIA DI TOKYO, 1960, ALTRI DETTAGLI © Kenzo Tange Associates
Paolo Soleri ideò molte "arcologie" marine. Novanoah I sarebbe stata una struttura galleggiante tonda, di 5, 5 km di diametro, in parte sommersa come un iceberg e con 400.000 abitanti. Al centro avrebbe avuto una cupola ampia un chilometro e mezzo. Delle torri, contenenti industrie e impianti vari, si sarebbero tese dal basso verso gli abissi. Novanoah II, versione ampliata, avrebbe avuto 2.400.000 abitanti. Altri progetti di colonizzazione dei mari inclusero un atollo artificiale, ideato nel 1959 dallo stesso Tange per la Baia di Boston. Il francese Yona Friedman ideò perfino un ponte sulla Manica, che avrebbe dovuto anch'esso fungere da abitazione per migliaia di persone. "La città-ponte" scrisse un altro visionario, Michel Ragon, "aveva il vantaggio di essere abitabile e di servire contemporaneamente due nazioni, Francia e Inghilterra. Questo porto di trasbordo, contenuto nel corpo medesimo del ponte, avrebbe alloggiato venti-trentamila persone. In questa città-ponte portuale, case d'abitazione e aree di lavoro sarebbero state egualmente compatibili".
PER UNA PAGINA ACQUATICA, L'IDEALE E' UN BRANO DI MICHEL LEGRAND TRATTO DAL FILM BASE ARTICA ZEBRA
FOR AN AQUATIC PAGE, THE IDEAL IS A TRACK BY MICHEL LEGRAND FROM THE FILM ICE STATION ZEBRA
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