Nel 1962 l'architetto svizzero Walter Jonas pianificò per l'anno 2000 delle bizzarre costruzioni a forma di imbuto, che avrebbero dovuto costituire una Intrapolis. Sei grappoli di sette torri da 30 piani, con un diametro massimo di 212 metri e un'altezza di circa 100, avrebbero formato una città per circa 100.000 abitanti. Ognuna avrebbe contenuto circa 700 appartamenti, 39 ad ogni piano, per ospitare 2000 persone. Le dimensioni medie di ogni appartamento sarebbero state di 10 metri di ampiezza, 10 di profondità e 3 d'altezza. L'idea di base, oltre a lasciar sgombro dalle costruzioni quanto più terreno possibile, era anche quella di sfruttare al massimo l'energia solare. Infatti, degli specchi orientabili elettronicamente e situati sulla superficie interna avrebbero riflesso luce e calore su una centrale situata alla sommità di un pilastro centrale. I servizi, negozi, uffici, si sarebbero trovati ai piani inferiori: a quelli superiori dovevano essere situati gli appartamenti, completi di giardino, ma con vista solo verso l'interno. La densità di popolazione sarebbe stata tripla di quella di New York. Tuttavia, era previsto ogni comfort. "La piazza centrale riccamente alberata" scrisse Jonas, "si troverà all'interno dell'edificio, al piano più basso, e intorno ad essa si situeranno le scuole. A forma di ferro di cavallo, gli appartamenti soprastanti disporranno di una terrazza coperta. Vi saranno grandi zone verdi interne e giardini sospesi. Per evitare la stagnazione di masse d'aria, è prevista l'installazione di un apparato di ventilazione. Le vie di comunicazione finora presenti all'interno dell'edificio verranno trasferite all'esterno, con ascensori inclinati, vie circolari, corridoi e rampe. Si potranno anche concepire delle rampe a spirale per automobili, lungo la parete esterna fino alla sommità della costruzione. Il principio di base permetterà di combinare tre edifici, che formeranno una entità primaria di vita". Ma le torri a imbuto si sarebbero potute collegare anche mettendone una al centro e sei tutt'intorno, come visibile nell'illustrazione sottostante.

INTRAPOLIS DI WALTER JONAS, 1962

Nel 1959 il già menzionato William Katavolos della Pratt University propose una "città chimica" galleggiante sull'acqua: "Nuove scoperte hanno portato alla produzione di materiali liquidi e in polvere che, trattati con certi agenti, si espandono grandemente per poi farsi rigidi, e infine si solidificano con dei catalizzatori. In breve tempo avremo delle tecniche che permetteranno di produrre sostanze di cui potremo regolare il comportamento già allo stato sub-microscopico. In tal modo, con la dilatazione di una manciata di polvere si potranno ottenere oggetti di forma predeterminata, come sfere e cilindri muniti di orifizi. Case fatte con queste sostanze crescerebbero fino alle dimensioni volute, si suddividerebbero o fonderebbero per vari scopi. Pareti e pavimenti si sviluppebbero al modo dei coralli; le finestre conterrebbero agenti in grado di regolare temperatura e luminosità. Grandi volte si solidificherebbero a contatto con l'aria. Questi frutti d'una architettura istantanea avrebbero delle densità precise, direzioni prefissate, una durata determinata. Si potrebbero vedere al mattino interi quartieri riunirsi a formare una città, e alla sera li si vedrebbe allontanarsi come una musica, per andare ad ancorarsi altrove. All'interno, la necessità del frigorifero sarebbe eliminata, essendo i prodotti raffreddati chimicamente all'interno stesso del recipiente: questo potrebbe anche riscaldarsi e cucinare da solo. Con una semplice pressione la sedia si solleverebbe per accogliere l'occupante, quindi s'abbasserebbe delicatamente per consentire un contatto più stretto con il suolo. Potrebbe dare calore o fresco per reazione chimica, vibrare o flettersi, infine potrebbe incorporare dispositivi elettronici per trasmettere suoni o creare campi di ionizzazione adeguati. Il bagno assumerebbe la forma del corpo, la doccia si chiuderebbe intorno al collo, laverebbe con vapori chimici l'occupante e lo asciugherebbe. Andando oltre, ciascuno potrebbe creare tessuti di plastica per il suo impiego personale, salendo su un piedistallo e versandosi addosso i prodotti occorrenti".

CITTA'-FORESTA DI KIYONORI KIKUTAKE, 1968 E GRATTACIELI A SPIRALE DELLO STESSO AUTORE, DATA IGNOTA © Kiyonori Kikutake

Negli anni '60, Yona Friedman cominciò a pensare di ricoprire le città già esistenti con nuove strutture interamente sopraelevate su giganteschi ponteggi, "moltiplicare la superficie originale usando piani elevati". Questa "città spaziale" avrebbe potuto estendersi anche sull'acqua, o su terreni agricoli, a un'altezza variabile fra 18 e 25 metri, creando una fusione fra abitato e campagna, e avrebbe lasciato dei varchi per grattacieli e altri grandi edifici di precedente costruzione o ancora da costruire. I ponteggi tridimensionali avrebbero annoverato da sei a venti piani, e i pilastri di sostegno si sarebbero trovati a distanza da 35 a 50 metri. I ponteggi, a vari livelli, avrebbero creato delle cellule base di 25 metri quadrati in cui installare moduli prefabbricati, e per lasciar passare in basso la luce solare, metà dello spazio disponibile sarebbe rimasto vuoto. I moduli prefabbricati si sarebbero adattati alle necessità di individui e famiglie. Ascensori contenuti nei pilastri avrebbero permesso di recarsi da un livello all'altro e di scendere al suolo. Friedman proponeva di costruire con questo sistema nuove città completamente sospese, in Africa e altri territori vergini. Addirittura, giunse a sostenere che ricoprendo di ponteggi l'intera superficie delle terre emerse, e concedendo 100 metri quadrati a persona, il mondo avrebbe potuto accogliere 700 miliardi di abitanti (oltre il doppio ricoprendo anche i mari)! Sarebbero occorsi 2000 miliardi di tonnellate d'acciaio, e settecento anni per la costruzione. Tempo sufficiente, dato che, al ritmo del 1960, l'umanità avrebbe raggiunto i 700 miliardi di anime solo fra 1500 anni...

"CITTA' SPAZIALE" DI YONA FRIEDMAN. IN ALTO: ILLUSTRAZIONI GENERALI. IN BASSO: LA "CITTA' SPAZIALE" COSTRUITA SOPRA PARIGI E LA SENNA

Per contro, nel 1950, all'apice della Guerra Fredda, l'architetto Paul Laszlo presentò il progetto di Atomville, un'intera comunità sotterranea e rinforzata da una massiccia cupola di cemento, in grado di resistere alla guerra nucleare. La mancanza di spazio suggerì di costruire dei cimiteri verticali, deponendo le salme, come le scorie radioattive, in pozzi profondi chilometri. Quando in seguito la maggiore preoccupazione divenne l'inquinamento, nel 1970, a New York, venne proposto di costruire delle Cupole di Sopravvivenza in cui poter rifugiarsi per respirare finalmente aria pura (anch'essa artificiale) mentre si leggeva un libro o ascoltava musica. Un'altra proposta memorabile fu quella di raddoppiare l'altezza di un grattacielo semplicemente proiettando sulla cima un ologramma della sua stessa immagine.

PROGETTO SUNSET MOUNTAIN, DI CESAR PELLI, 1964 (A SINISTRA) E CONOIDE URBANO DI ALESSANDRO GIORGI, DATA IGNOTA (A DESTRA)

L'architetto francese Paul Maymont progettò nel 1960 un atollo artificiale di nome Thalassa, che avrebbe dovuto essere collocato davanti al Principato di Monaco per ampliarne la minuscola superficie, a forma di anfiteatro, e collegato alla terraferma da un terrapieno. Avrebbe avuto un proprio porticciolo, spiagge di sabbia, piscine e giardini, nonché un parcheggio sottomarino per 4500 veicoli. Maymont ideò anche un piano per creare lungo il fondo della Senna una città sotterranea e via di comunicazione, lunga 12 chilometri e profonda quindici piani. La profondità delle acque, per consentire la navigazione fluviale, sarebbe stata costantemente di cinque metri. Il suo progetto più spettacolare, comunque, fu quello di città coniche, con l'estremità rivolta in alto, che avrebbero potuto essere sospese intorno a piloni, indifferentemente sulla terra o sul mare. Sulla terraferma, sarebbero state collegate a strade e metrò. "Questi immensi coni" scrisse, "ciascuno con la propria fisionomia e un'altezza differente, sarebbero sollevati dal suolo da un pilastro di 20 metri di diametro che, per mezzo di cavi d'acciaio, sosterrebbe l'intera costruzione come una tela di ragno. Queste città verticali, a 50 metri dal suolo, permetterebbero d'alloggiare trentamila abitanti lasciando intoccato il terreno sottostante. Ai pedoni sarebbe riservato un parco, anch'esso sospeso. Sopra il parco, la città si svilupperebbe con le sue strade, ascensori e marciapiedi mobili. Ciascuna sarebbe unita alla propria vicina da ponti eretti a grande altezza". Uno studio fatto per Parigi prevedeva strutture coniche dall'altezza di 125 metri, divise in 45 piani.

IN ALTO: CITTA' SOSPESE DI PAUL MAYMONT. IN BASSO A SINISTRA: CITTA' SUL FONDO DELLA SENNA. IN BASSO A DESTRA: ATOLLO ARTIFICIALE THALASSA

Ma tutto ciò non è nulla in confronto al Monumento continuo del 1969 e alle mostruose "Dodici città ideali" concepite nel 1971 dagli architetti italiani del gruppo Superstudio, e tali da superare perfino le visioni della fantascienza. Superstudio era stato fondato nel 1966 da Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia, Alessandro e Roberto Magris e Piero Frassinelli. (Ironicamente, nella "realtà" costoro disegnavano soltanto mobili e lampade). Il Monumento continuo avrebbe dovuto abbracciare tutto il globo in un'unica morsa. "A New York, per esempio, una sovrastruttura scavalca l'Hudson e l'estremità della penisola che collega Brooklyn col New Jersey. E una seconda struttura, perpendicolare, per l'espansione. Tutto il resto è Central Park. Basta questo a contenere tutto il volume di Manhattan. Un grappolo di vecchi grattacieli, conservati a memoria del tempo in cui le città erano costruite senza un piano unitario. E dalla baia vediamo New York trasformata dal Monumento continuo in una grande pianura di ghiaccio, nubi o cielo".

La Città 2000 t. era costituita da "sottili, altissime lame di edifici continui intersecantisi tra di loro in maglie quadrate della misura di 4000 metri. Gli edifici, o meglio l'unico ininterrotto edificio, è costituito da celle cubiche aventi il lato di 2,25 metri; queste celle sono disposte l'una sull'altra in un unico ordine fino ad un'altezza di 1333 metri sul livello del mare. Ogni cella ha quindi due pareti opposte confinanti con l'esterno, di materiale opaco ma permeabile all'aria, rigide ma soffici. La parete Nord (o se questa è confinante con l'esterno, quella Ovest) è capace di emettere immagini 3-D, suoni ed odori. La parete opposta è occupata da un sedile capace di aderire a qualsiasi corpo umano fino ad avvolgerlo del tutto; in questo sedile sono incorporati apparati per soddisfare le necessità alimentari, escretorie e sessuali. La sostanza membranosa di questo apparato, quando non è in funzione, si ritira assieme ai suoi accessori ricostituendo la parete. Il pavimento è un simulatore di materia e può riprodurre in tutti i loro parametri sensoriali un gran numero di sostanze viventi. E' però il soffitto la parte essenziale della cella; è costituito da un unico schermo ricettore di impulsi cerebrali. In ogni cella alloggia un individuo i cui impulsi cerebrali sono captati e ritrasmessi all'analizzatore elettronico unico le cui apparecchiature sono raccolte al sommo dell'edificio. L'analizzatore seleziona, compara e media i desideri dei singoli programmando la vita di tutta la città mediante la parete emittente, il pavimento simulante e le azioni della parete attrezzata; in tal modo tutti i cittadini sono sempre in condizioni di eguaglianza. Qui la morte non esiste più".

La Città nastro a produzione continua "Cammina, si snoda come un maestoso serpente attraverso territori sempre diversi portando a spasso i suoi otto milioni di persone tra pianure, valli e colline, dai monti alle rive dei mari, generazione dopo generazione. La testa della città è la Grande Fabbrica larga 6 chilometri e 440 metri, come la città che in continuazione produce, spessa 400 metri ed alta al centro 91 metri. La Grande Fabbrica sfrutta il terreno ed il sottosuolo su cui si muove e da esso ricava meravigliosamente tutto quanto occorre alla costruzione della città; divora brandelli di inutile natura e minerali informi dal suo fronte anteriore ed emette dal suo fronte posteriore sezioni di città completamente formata e pronta per essere usata. La Grande Fabbrica si muove in avanti ad una velocità di 37 cm/h".

A SINISTRA: CITTA' 2000 T. A DESTRA: CITTA' CONO A GRADONI

La Città coclea temporale veniva descritta così: "Un'enorme vite senza fine, esternamente un cilindro di 4,5 km di diametro, che ruota lentamente compiendo un giro ogni anno. Simile ad un'astronave la città avanza nella litosfera. La sua estremità inferiore, rivolta verso il centro della terra, è costituita da un apparato escavatore, una specie di turbina a lame che ruotando sgretola la roccia avviando i materiali verso il centro del cilindro da dove attraverso un condotto vengono fatti salire all'esterno. Al di sopra della turbina sono gli apparati propulsori, la centrale atomica con un'autonomia di 10.000 anni, gli impianti automatici che servono la città e gli elaboratori elettronici che la governano. La sua estremità superiore si accresce in modo da restare costantemente al livello del suolo esterno; l'accrescimento è realizzato con la costruzione continua di nuovi settori della città tramite un cantiere automatico posto come un ponte tra il centro ed il perimetro; in esso vengono utilizzati come materiale detriti litoidi che provengono dallo scavo. La città è composta di cellule abitative disposte in cerchi concentrici in doppia fila. Ogni cella ha una sola apertura, una porta che dà verso la strada circolare contigua, le altre tre pareti, confinanti con altre celle, sono totalmente opache ed afone. Il pavimento delle cellule è soffice, tutti gli impianti per le necessità vitali dell'individuo sono occultati nel soffitto e manovrabili a telecomando. Tutta la città è climatizzata costantemente a 25 gradi centigradi e 60% di umidità. Ogni cellula e ogni strada è costantemente illuminata; la luce contiene tutta la gamma d'onda dello spettro visibile, quella delle strade contiene anche emissioni ultraviolette in piccola quantità. La luce viene irradiata uniformemente da tutti i soffitti delle cellule e delle strade e quindi non si producono zone d'ombra o penombra. Le celle non hanno alcun sistema di chiusura o schermatura delle porte. Gli abitanti della città vivono uno per ogni cellula, non possiedono né indumenti né altri oggetti poiché la città provvede ad ogni loro bisogno. Sono completamente liberi di agire ed organizzare la loro vita sia singola che comunitaria, isolarsi, riunirsi, darsi leggi o regole. Ma non possono uscire all'esterno perché il termine superiore delle strade circolari (che in realtà sono strade a spirale che vanno dal fondo alla superficie) è chiuso proprio dal cantiere automatico che costruisce la città".

A SINISTRA: MONUMENTO CONTINUO, NEW YORK. A DESTRA: CITTA' DELLE SEMISFERE

Alcune città non sarebbero più nemmeno state abitate da esseri umani, ma da corpi in animazione sospesa o da puri intelletti. Nella Città delle semisfere, una colossale lastra riflettente avrebbe coperto 10 milioni di "sarcofaghi di materiale cristallino. Dentro ogni sarcofago giace un individuo immobile, ad occhi chiusi. Esso respira l'aria condizionata del sarcofago e viene nutrito direttamente dal sangue. Il suo sistema sanguigno è inoltre collegato con apparecchi depuratori e rigeneratori che con l'eliminazione delle tossine e con opportuni dosaggi di ormoni bloccano l'invecchiamento. Una serie di elettrodi applicati al cranio comandano un apparecchio sensorio esterno a forma semisferica di metallo argenteo, in grado di spostarsi e stazionare in aria e a terra grazie ad un sistema propulsivo ignoto; si potrebbe pensare che le centinaia di migliaia di sfere che continuamente sciamano o sono sospese sulla città o nei suoi dintorni siano mosse per telecinesi. Nella parte piatta le semisfere contengono gli organi sensori, vista, udito, gusto, odorato, tatto; le sensazioni che essi raccolgono vengono trasmesse direttamente al cervello dell'individuo che comanda la semisfera". La New York dei cervelli sarebbe stata "un cubo lungo, largo, alto 55 metri, rivestito di formelle di quarzo con uno strato fotosensibile che trasforma la luce in energia per il funzionamento della città. Il cubo è pieno di contenitori cubici trasparenti di 25 centimetri di lato; l'interno ha una cavità piena di liquido fisiologico in cui vive un cervello. Nello spessore dei contenitori sono ricavati i condotti attraverso i quali viene rinnovato il liquido fisiologico e quello che sostituisce la circolazione sanguigna; sistemi di elettrodi innestati in vari punti consentono la comunicazione diretta tra i cervelli. Al centro della città si apre una cavità centrale in gran parte occupata dagli apparecchi rigeneratori e filtranti delle soluzioni fisiologiche. Nella città vivono 10 milioni di cervelli; nella tenue luce rossa della cavità centrale è possibile vederli, attraverso le pareti trasparenti, pulsare lentamente sprofondati nelle loro meditazioni interminabili, liberi di raggiungere le mete supreme della saggezza e della follia; di conseguire forse la conoscenza assoluta".


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SPIACENTE, IL CD E' ESAURITO/SORRY, THE CD IS UNAVAILABLE


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